Pur di ridotte dimensioni lo stabilimento fu adattato ad una produzione ceramica assai diversificata. Oltre a quanto indicato in precedenza l’obiettivo del dott. Randi era quello di produrre articoli necessari per la ricostruzione.
Dopo la guerra studiò e mise a punto una serie infinita si impasti e smalti ceramici con formule segrete. Fin dall'inizio assunse un giovane dipendente Giuseppe D'Agostino che gli rimase sempre vicino come fedele collaboratore. Si realizzò una produzione, se pur in scala ridotta, della stoviglieria, di piastrelle da rivestimento e da pavimento in diversi formati con particolari ed esclusivi decori effettuati in serie ma ottenuti a mano attraverso un innovativo metodo serigrafico.
Questo sistema ebbe uno sviluppo importante nel campo ceramico nazionale e solamente dopo una decina d’anni alcune ditte specializzate emiliane si accinsero a costruire ed immettere nel mercato le prime macchine serigrafiche automatiche.
Interessante ed innovativa fu la produzione dei “pennellati” sia da rivestimento che da pavimento con un sistema particolarmente veloce ed economico di smaltatura in continuo.
Ebbe successo anche la produzione di pavimenti “prato fiorito” decorati esclusivamente a mano nei formati 20x20 e 20x30 cm.
Furono prodotti anche i prototipi di apparecchi igienico sanitari in vitreous-china ed in fire-clay ed una piccola produzione degli stessi per sondare il mercato.
Lo stabilimento di Castelli è servito poi come prezioso laboratorio primario per la realizzazione e lo sviluppo dei prototipi per quanto successivamente fu prodotto dalla Ceramica SPICA di Teramo e della SPEA di S. Atto.
Inoltre a Castelli furono realizzati tutti i diversi manufatti in refrattario necessari alla costruzione dei forni a tunnel nei nuovi stabilimenti con evidente risparmio economico.
Foto d'epoca della Spica di Castelli |